A cura di Melanie Francesca, su “Social People Tgcom24”, la rubrica che vi racconta il mondo dei social e le sue curiosità con i suoi protagonisti. Qui troverete tutto, sulle celebrities e i vip, che al momento mantengono altissimo l’hype sui social

La chirurgia plastica è diventata quel tipo di epidemia che, lungi da ogni concetto di inclusione, ci vuole standardizzati. Se il concetto di bello dovrebbe corrispondere ad armonico e scavalcare le mode del momento, oggi si aspira ad essere tutti uguali: labbra a canotto, occhi allungati, nasi ridimensionati, seni protuberanti, c’è chi in nome dell’ideale si fa allungare le gambe spaccandosi le ossa.
L’ipocrisia sociale sembra una barzelletta: mentre si grida al “Grasso è bello” e al rispetto della propria unicità, masse di persone sempre più giovani si affollano negli studi medici per rincorrere il sogno che rifacendosi le orecchie potranno finalmente accedere a quell’amata sensazione di sicurezza che invece tarda ad arrivare anche dopo il decimo intervento.
Abbiamo assistito al Ken umano che dopo esser diventato un bambolotto di plastica ha deciso di trasformarsi in una donna amputandosi porzioni di teschio e di mascella. I dettagli truculenti morbosamente raccontati in video non hanno risparmiato gli spettatori in una sorta di incredulo disgusto: fin dove è lecito spingersi?
Uomini drago e donne serpente affollano gli studi televisivi, inoculandoti il dubbio che a motivarli sia stata l’ansia di celebrità più che la voglia genuina di farsi impianti sottopelle per simulare corna o deformità rettiliane. È così che un lifting, di per sé operazione invasiva, sembra una passeggiata.
In un’epoca che assiste al trasformismo dell’essere umano con corpi interscambiabili al punto che un giorno i transumanisti sperano di raggiungere l’immortalità terrena trapiantando i propri cervelli congelati dopo la morte in corpi più giovani che vivano delle proprie memorie e personalità all’infinito (e perchè no, forse, in un corpo sintetico come quello di un robot) ci domandiamo cosa sia davvero l’essere umano.
Se da una parte trattare il corpo alla stregua di un vestito potrebbe sembrare positivo nel discorso: il corpo è solo un corpo, è l’anima o la coscienza che lo anima il nostro vero io, dall’altra stiamo addentrandoci nel discorso pericoloso dell’onnipotenza umana che, come Icaro che indossa ali troppo grandi per volare, rischia di farci precipitare tutti nell’abisso.
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