Kate Middleton e Meghan Markle a confronto

Melanie Francesca Meghan e Kate

A cura di Melanie Francesca

Kate Middleton era l’unica erede di Diana: come una regina metteva i compiti reali prima dei propri bisogni, al punto di dedicarsi instancabilmente alla monarchia fino a ricevere lo scorso aprirle il titolo ufficiale di compagna reale dell’ordine dei compagni d’onore a conferma della sua completa dedizione.

Vestita sempre da copione, compreso il sorriso e la disponibilità del cuore, è stata madre e moglie perfetta fino allo sgambetto della malattia. Che però non ha fatto che intensificare il suo ruolo attraverso l’assenza, allontanando ulteriormente la distanza con Meghan che con il suo consorte ha collezionato una serie di cadute oltre che di stile anche economiche.

Non bastava il crollo degli episodi su Netflix o il podcast Archetypes chiuso dopo la prima stagione da Spotify, stracciando un contratto da 20 milioni di dollari, ma anche i tentativi di lanciarsi come Sussex, brand lifestyle, fermo restante che ai membri reali è vietato usare il proprio titolo per vestiti o manovre pubblicitarie.

Perché per la coppia l’unica vera entrata, da quando è avvenuto il Megxit, cioè l’uscita ufficiale dei due dalla vita di corte rinunciando ai titoli nobiliari originali, è sempre stato lo sfruttamento del brand del palazzo attraverso la sua progressiva distruzione. E così Kate è rimasta, rispetto a Meghan, cento passi avanti.

Se Meghan cercava di tornare a fare l’attrice intrecciando connessioni con Ari Emmanuel, uno dei più grandi agenti cinematografici americani, Kate aveva già ingaggiato a direzione della fondazione reale proprio la regina dei talk show inglesi; se Harry voleva vedere il padre mentre si recava a Londra, questi si negava per impegni proprio mentre incontrava David Beckham per nominarlo ambasciatore della sua Kings Foundation.

Dopo Spare, libro scandalo autobiografico, anche gli amici come Ophra Winfrey scappano dai due per restare alleati con chi davvero conta temendo pure d’essere traditi a loro volta, prima o poi. Harry e Meghan sono diventati il target di una cospirazione collettiva, tra motivi concreti come Trump che accusa Harry di esser stato ammesso in America illegalmente visto il suo passato di droga apertamente confessato in Spare, e altri più futili che maree di trasmissioni televisive si divertono ad utilizzare per scatenarsi contro Meghan, arpia che ha strappato un marito bambino dal suo amato nido blasonato.

Così anche una semplice storia di instagram pubblicata da un giocatore di polo amico di famiglia apre una polemica sproporzionata: come è possibile che l’influencer, nel giorno del Trooping the colours in cui Kate appare in pubblico dopo mesi di invisibilità, se ne esca con la menzione del brand appena lanciato da Meghan? Brand oltretutto che porta un nome già poco incisivo, difficile da ricordare e da pronunciare: The american riviera orchard.

Al di là di inutili speculazioni perché il post poteva essere solo un innocente ringraziamento, resta il fatto che Meghan tenta disperatamente di rilanciarsi almeno in quanto infuencer. Ma se Paris Hilton vende piatti e padelle rosa pubblicizzandoli dalla sua cucina da Barbie in una mise da coniglietta di Playboy, Meghan risulta stonata nella produzione di marmellate e prodotti domestici a stretta produzione artigianale.

Il brand che richiama alla farm-life californiana in una cucina che ha i toni soffusi di un maniero inglese, vorrebbe suggerire stile, ricerca, dolcezza e genuinità, con una Meghan che numera personalmente le marmellate fino a 50 con tanto di calligrafia personale. Ma il fatto di produrre biscotti per cani e conserve, oltre che qualche articolo da cucina, rende questa operazione contraddittoria: chi è davvero Meghan? Un’attrice, un’intervistatrice o il modello perfetto di madre domestica che sforna torte tra bambini e cagnolini?

Kate la batte anche su questo terreno, splendida nonostante il cancro, circondata dalla famiglia di figli e nonni alla Trooping the colours, a sostenerla più di un vasetto di marmellata in una vita familiare che non vuole esser solo l’apparenza fatata di un brand.

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