Chiara Ferragni al centro di accuse di truffa: il caso Pandorogate

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Un’indagine giudiziaria che coinvolge Chiara Ferragni e marchi storici come Balocco e Dolci Preziosi su “Social People Tgcom24”, la rubrica, che vi racconta il mondo dei social e le sue curiosità con i suoi protagonisti. Qui troverete tutto, sulle celebrities e i vip, che al momento mantengono altissimo l’hype sui social.

Chiara Ferragni Pandorogate

Chiara Ferragni, famosa imprenditrice digitale e icona mediatica italiana, affronta una fase molto delicata della sua carriera. La Procura di Milano ha chiuso le indagini preliminari su un’accusa di truffa aggravata che la coinvolge direttamente. L’accusa riguarda la vendita di prodotti alimentari, come pandori e uova di Pasqua, pubblicizzati attraverso campagne considerate ingannevoli. Secondo i Pubblici Ministeri, queste iniziative, presentate come collegate a progetti di beneficenza, avrebbero generato un ingiusto profitto di oltre 2,2 milioni di euro.

Le collaborazioni con Balocco e Dolci Preziosi

La vicenda, meglio nota come “Pandorogate”, ruota attorno alle collaborazioni tra Chiara Ferragni e alcuni marchi di grande rilievo come Balocco e Dolci Preziosi. Nel 2022, Ferragni ha collaborato con Balocco per il lancio del “Pandoro Pink Christmas”, mentre negli anni precedenti aveva sostenuto la vendita delle uova di Pasqua di Dolci Preziosi. Entrambi i prodotti sono stati presentati come edizioni limitate legate a cause benefiche, come quella dei “Bambini delle Fate”, una nota associazione che aiuta famiglie di bambini con autismo e disabilità.

Tuttavia, le indagini della Guardia di Finanza e della magistratura milanese hanno evidenziato che queste campagne avrebbero convinto i consumatori a pagare prezzi più alti, con la promessa di sostenere opere filantropiche. In realtà, solo una piccola parte delle somme raccolte sarebbe stata effettivamente destinata alla beneficenza.

Il ruolo chiave dei magistrati Barilli e Fusco

L’indagine, guidata dal PM Cristian Barilli e dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco, ha messo in luce le comunicazioni potenzialmente ingannevoli usate per promuovere questi prodotti. Queste campagne pubblicitarie, infatti, potrebbero aver indotto il pubblico a credere che gran parte dei proventi fosse destinata a opere benefiche, configurando così un reato di truffa continuata e aggravata. Oltre a Chiara Ferragni, anche Fabio Damato, ex collaboratore di Ferragni, Alessandra Balocco, rappresentante dell’azienda Balocco, e Francesco Cannillo, manager di Dolci Preziosi, risultano coinvolti nella vicenda giudiziaria.

Le reazioni di Chiara Ferragni e delle aziende coinvolte

Chiara Ferragni

Dopo la chiusura delle indagini, gli avvocati di Chiara Ferragni hanno immediatamente preso posizione, respingendo ogni accusa nei confronti dell’imprenditrice. “Non ci sono elementi che possano configurare un reato penale in questa vicenda“, hanno dichiarato i legali della Ferragni, evidenziando come i profili controversi siano già stati affrontati dall’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom). Gli avvocati hanno inoltre espresso fiducia nella magistratura e nella rapida dimostrazione dell’innocenza della loro assistita.

Anche il gruppo Balocco, tramite i suoi rappresentanti legali, ha difeso con forza la propria correttezza. L’azienda, con quasi un secolo di storia, ha sempre rispettato i propri consumatori e si dichiara pronta a dimostrare la legittimità delle proprie azioni in ogni sede. La vicenda rappresenta, quindi, una sfida anche per i brand coinvolti, i quali si trovano a difendere la propria reputazione e integrità commerciale.

Il “Pandorogate” solleva questioni sulla trasparenza nel marketing

Il caso “Pandorogate” mette in luce una problematica sempre più rilevante nel mondo del marketing digitale: la trasparenza delle campagne pubblicitarie legate alla beneficenza. In un’epoca in cui l’immagine pubblica e la comunicazione online giocano un ruolo cruciale, anche le iniziative più nobili, come quelle benefiche, possono nascondere implicazioni legali e commerciali. I consumatori, attratti dall’idea di contribuire a cause solidali, devono poter fare acquisti in piena fiducia, certi che le cause sostenute siano autentiche e non strumenti di marketing fuorviante.

Mentre si attendono gli sviluppi legali e processuali, questo caso offre spunti di riflessione importanti sul rapporto tra etica e pubblicità, specialmente quando si tratta di iniziative che coinvolgono temi sensibili come la solidarietà e la beneficenza.

A cura di Mario Altomura
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